E’ l’indagine che rileva ascolto e modalità di fruizione di tutte le forme di Digital Audio
La ricerca offre un punto di osservazione privilegiato sul format del Podcast, restituendo una fotografia attuale del fenomeno.
E’ un’opportunità preziosa per il mondo editoriale e dell’intrattenimento.
Ecco i principali indicatori.
Sempre più aziende intendono aumentare i loro investimenti pubblicitari sui podcast.
Gli ascoltatori di podcast raggiungono nel 2022 quota 36% (circa 11,1 milioni di utenti.
Il podcast in Italia è in robusta salute dal punto di vista della capacità di attrarre e interessare il pubblico.
Sta acquisendo una sua collocazione nelle abitudini media e rappresenta a tutti gli effetti un’opportunità con grande potenziale per creare valore nel settore dei contenuti.
I podcast offrono un’esperienza di fruizione attenta, coinvolta, immersiva, protetta.
Consentono di valorizzare le produzioni di qualità.
Il pubblico dei podcast rimane marcatamente giovane (43% di under 35), con titolo di studio ancora più elevato rispetto al 2021 .
Gli ascoltatori di podcastsi confermano consumatori responsabili e ricettivi.
Mantengono la connotazione da “early adopter” (i primi ad adottare nuove tecnologie, preferenza per prodotti premium).
Lo smartphone si conferma come il dispositivo più usato per ascoltare podcast.
La casaè sempre il luogo preferito di ascolto dei podcast (73%), anche se il suo peso relativo diminuisce rispetto al 2021 (81%).
Seguono, sia pure a grande distanza, l’ascolto in macchina (28%), la fruizione sui mezzi di trasporto che è in aumento (22%) e l’ascolto in strada/camminando (21%).
La modalità di approccio ai podcast resta prevalentemente “pull”, con l’utente che decide di ascoltare dopo avere cercato in internet un argomento che lo interessava (34%).
I podcast si confermano un ottimo contesto pubblicitario: il ricordo delle pubblicità associate ai podcast resta stabile sui livelli elevati raggiunti negli ultimi anni (71%).
E infine, ecco i motivi per i quali gli utenti ascoltano i podcast.
PER SCARICARE IL REPORT PUBBLICATO DA IPSOS, CLICCA QUI
Dopo la pandemia, gli italiani hanno voglia di cambiamento.
A partire dal lavoro, che deve essere più compatibile con le esigenze di vita personale e più appagante sotto il profilo professionale ed economico.
Ecco i principali indicatori dell’indagine promossa dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ed SWG dal titolo: “Italiani e lavoro nell’anno della transizione”.
Il 38% degli italiani è soddisfatto del proprio lavoro.
Stipendi e fisco sono le principali criticità percepite dal campione intervistato
Per la maggioranza degli intervistati, le tecnologie informatiche hanno favorito l’organizzazione del lavoro.
Nell’ultimo anno il 5,5% degli italiani ha cambiato lavoro.
Il 14,4 % sta cercando un nuovo lavoro.
Il 35,1% ci sta pensando.
Ecco i motivi per i quali si vuole cambiare lavoro.
Cosa cerchiamo in un nuovo lavoro?
Una migliore retribuzione ed un maggior equilibrio psicofisico.
Come viene percepito il ricorso allo smart working?
Solo il 16,3 % degli smart workers sarebbe contento di tornare al lavoro in presenza.
Per scaricare la ricerca promossa da Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ed SWG, clicca QUI
L’agenzia regionale Pugliapromozione ha pubblicato i dati completi sul turismo in Puglia.
In considerazione della crisi pandemica causata dal Covid, i risultati sono soddisfacenti
Nel 2021 si sono registrati 3,3 milioni di arrivi e 13,8 milioni di presenzecon una variazione rispetto al 2019 del -22% e del -10% (921.600 arrivi e 1.565.000 presenze in meno).
Nell’estate 2021, il trend è stato ancor più positivo che nel 2019, anno record.
Da luglio a settembre, arrivi e presenze sono aumentati del +5,7% e del 7,5% rispetto all‟estate pre-pandemia.
Il trend in atto consente di ipotizzare la ripresa della crescita degli anni precedenti entro il 2023, al di là di nuovi scossoni congiunturali (crisi Ucraina, recrudescenza del virus e nuove varianti, ecc.).
Il turismo domestico e nazionale, in ripresa nei mesi estivi, ha consentito di compensare le perdite derivanti dai mesi di lockdown e dalla contrazione del turismo internazionale (-48% gli arrivi in Puglia dall’estero – meglio comunque di altri mercati).
Il covid ha eroso i risultati raggiunti negli anni in termini di destagionalizzazione anche per via della temporanea assenza della componente straniera che sceglieva la Puglia nei mesi da maggio a ottobre.
Nel 2019 la quota di turismo dei mesi non estivi (da ottobre ad aprile) era del 23,7% mentre passa al 14,5% nel 2021.
Nel 2021, per via delle restrizioni, perdono quota i mercati extraeuropei(Stati Uniti, Regno Unito e Russia).
Tornano a prevalere i flussi provenienti dall‟Europa mentre il peso dei mercati di lungo raggio (tra i principali Canada, Australia, Brasile e Giappone) si contrae rispetto al 2015 e al 2019.
Con riferimento al mercato nazionale, a trainare la ripresa del 2021 sono stati principalmente i viaggi interni, dei pugliesi in Puglia.
Gli incrementi più cospicui, nell‟ultimo anno, si registrano nell‟ordine da: Puglia, Lombardia, Campania, Lazio, Sicilia e Piemonte.
Vieste, Bari, Lecce e i comuni della Valle d‟Itria (Fasano, Ostuni, Alberobello) guidano la classifica dei comuni a maggior vocazione turistica.
Oltre alle performance di Vieste, da segnalare la crescita degli arrivi turistici nella città di Bari.
Per scaricare il report completo di PugliaPromozione, clicca QUI
Per scaricare i dati dettagliati per singolo comune, clicca QUI
Il settore discografico è cresciuto del 18,5% a livello globale con una performance a due cifre che ha riguardato tutti i principali mercati raggiungendo nel 2021 quasi 26 miliardi di dollari secondo i dati pubblicati da IFPI, l’associazione che riunisce le imprese discografiche.
I ricavi dello streaming di abbonamenti a pagamento sono aumentati del 21,9% per 12,3 miliardi di dollari.
Alla fine del 2021 c’erano 523 milioni di utenti di account di abbonamento a pagamento.
Lo streaming totale (incluso sia l’abbonamento a pagamento che quello supportato dalla pubblicità) è cresciuto del 24,3% per raggiungere 16,9 miliardi di dollari, ovvero il 65,0% dei ricavi totali della musica registrata a livello mondiale.
Oltre ai ricavi streaming, la crescita è stata supportata dai guadagni in altre aree, inclusi formati fisici (+16,1%) e diritti di performance (+4,0%).
Ecco la classifica degli artisti che hanno venduto di più nel 2021.
BTS al 1° posto.
Le classifiche in dettaglio:
In tale contesto si assiste ad anche a una forte impennata del settore discografico italiano, che dopo cinque anni torna nella top ten dei più importanti mercati a livello globale con un 27,8% di crescita a oltre 332 milioni di euro di ricavi.
I dati di Deloitte/IFPI del mercato italiano pubblicati oggi mostrano, come già avvenuto nel 2020, che sono i ricavi dagli abbonamenti alle piattaforme streaming ad aver trascinato il settore.
Il segmento premiumè cresciuto del 35,6%.
Forte impatto anche nell’area video streaming sostenuta dalla pubblicità con un +46,3%.
Solo nel segmento audio ormai ogni settimana i consumatori italiani realizzano in media oltre 1 miliardo di stream.
IFPI, l’associazione che riunisce i discografici italiani, ha pubblicato una interessante ricerca sul consumo di musica in Italia: Engaging with Music.
Nel 2021 i consumatori italiani hanno speso oltre 19 ore settimanali nell’ascolto di musica.
Dopo il difficile 2020, anche il CD è tornato a generare ricavi in salita con un +10,6% – il dato resta tuttavia al di sotto del 2019.
In particolare, nel fisico il vinile prosegue la sua costante crescita:
dopo aver superato i CD all’inizio del 2021, ha confermato l’exploit con quasi il 79% di incremento.
Crescono anche i ricavi da altri formati come le musicassette, cresciuti del 245%.
Nel segmento fisico è stato particolarmente efficace il Bonus Cultura 18 app, il cui impatto è arrivato a rappresentare oltre 21 milioni di euro complessivamente.
Anche i diritti connessi, ovvero i ricavi da licenze per l’uso di musica in radio, televisioni, palestre, pubblici esercizi e feste private sono cresciuti con un + 37,2% a 52 milioni di euro.
I diritti di sincronizzazione, ovvero la musica nelle pubblicità, film, serie TV ha visto un incremento del 36,4% superando per la prima volta i dieci milioni di euro.
Il mercato italiano ha pertanto visto un anno particolarmente forte con la conferma degli importanti investimenti delle case discografichesul repertorio italiano e nei giovani talenti.
Nelle classifiche di fine anno, le top ten di singoli e album sono state dominate dal repertorio italiano.
Diversi artisti della Generazione Z hanno ottenuto risultati di ampio respiro conquistando numerosi dischi di platino.
Complessivamente, nel 2021 sono stati infatti premiati 231 Album, 6 Compilation e 1.054 Singoli Digitali tra oro, platino e multiplatino.
Nel 2021, 479 album hanno infatti superato la soglia di 10 milioni di streaming: si tratta di 302 artisti in totale, per una crescita di grande rilevanza rispetto a dieci anni fa.
L’anno passato ha anche visto la crescita dei ricavi per le vendite di musica italiana all’estero che, in termini di royalty generate dall’estero per la musica italiani sono cresciuti del 66% arrivando a circa venti milioni di euro.
QUI trovi il report sull’industria discografica nel mondo
QUI trovi il report sulle abitudini di acquisto di musica in Italia
QUI trovi le classifiche sugli artisti più venduti in Italia nel 2021
L’Università di Bari in collaborazione con la società di consulenza PWC ha pubblicato la nuova edizione di TOP 200 Puglia.
Sono le più importanti aziende pugliesi per fatturato.
I dati di bilancio sono relativi al 2020.
Al 1° posto, con un fatturato di 1,2 miliardi di euro, vediamo Megamark, la società di Trani proprietaria di centinaia di supermercati con i marchi Dok e Famila.
Al 2° posto l’azienda molitoria Casillo di Corato.
Al 3° posto, la multinazionale dell’automotive Magna.
QUI puoi scaricare i dati di bilancio del campione di aziende indagato.
QUI trovi LA CLASSIFICA COMPLETA pubblicata dall’Università di Bari, PWC e Repubblica
In Italia c’è un’emergenza che sta assumendo dimensioni preoccupanti.
Parliamo dei Neet, vale a dire giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi formativi.
In Italia hanno raggiunto il record tra i 27 Paesi della Ue.
Nella fascia d’età 15-34 anni sono 3.047.000.
Questo dato è contenuto nel nuovo report pubblicato dal Ministero delle Ministero delle politiche Giovanili dal titolo:
“NEET – Piano di emersione e orientamento giovani inattivi”.
Gli oltre 3 milioni di ragazzi Neet rappresentano il 25,1% dei giovani italiani tra i 15 e i 34 anni, praticamente 1 su 4.
Non solo.
Ben 1,7 milioni sono donne.
Nell’U.E, dopo Turchia (33,6%), Montenegro (28,6%) e Macedonia (27,6%) l’Italia risulta il paese con il maggior tasso di Neet.
Circa la dislocazione territoriale, il nostro Paese presenta sostanziali differenze a livello regionale.
L’Italia risulta divisa in due macro-blocchi:
– la zona centro-settentrionale, che è in linea o al di sotto della media europea (15%),
– la zona del Mezzogiorno, in cui si evidenziano le maggiori criticità.
In questo report,
la Ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone ha formalizzato l’adozione da parte del Governo di un Piano nazionale di emersione e orientamento “Neet Working”.
Questo programma punta a ridurre gli oltre tre milioni di giovani nella fascia di età 15-34 anni che non studiano, non lavorano e non fanno formazione.
L’obiettivo del Piano è quello di ridurre l’inattività dei “Neet” tramite degli interventi suddivisi in tre macro fasi:
emersione
ingaggio
attivazione
Gli strumenti con i quali sviluppare queste fasi:
Programma Garanzia Giovani rinforzato
Sportelli Giovani nei Centri per l’impiego
Campagna informativa itinerante del Dipartimento per le politiche giovanili
Servizio civile universale
Portale GIOVANI2030
Programmi europei gestiti da ANG
Piano nazionale pluriennale (2021-2027) sull’inclusione dei giovani con minori opportunità
Per scaricare il report completo pubblicato dal Ministero delle Politiche Giovanili, clicca QUI
Il PIANO NAZIONALE NUOVE COMPETENZE è un provvedimento di ampio respiro che ha come obiettivo riorganizzare la formazione dei lavoratori in transizione e disoccupati.
Si basa sul rafforzamento del sistema della formazione professionale e la definizione di livelli essenziali di qualità per le attività di upskilling e reskilling.
Il Piano inserisce direttamente nella cornice del PNRR.
Si rivolge ai seguenti target di destinatari:
1)Beneficiari di NASPI e DIS-COLL
2) Percettori del Reddito di cittadinanza.
3) Lavoratori che beneficiano di strumenti d’integrazione salariale straordinari o in deroga, come CIGS, cassa per cessazione attività, trattamenti in deroga nelle aree di crisi complessa.
4) Giovani Neet.
Prevede anche azioni per il rafforzamento delle competenze degli adulti, a partire dalle persone con competenze molto basse.
IL PIANO NAZIONALE NUOVE COMPETENZE
PUNTA SU 3 PROGRAMMI CHIAVE:
Vediamoli in dettaglio.
PROGRAMMA GOL
“Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori” è stato introdotto per rilanciare l’occupazione in Italia e combattere la disoccupazione.
Il programma GOL si inserisce nell’ambito del PNRR
e durerà per il periodo 2021-2025
I BENEFICIARI DEL PROGRAMMA GOL
1) Cittadini beneficiari di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro
2) Giovani NEET (meno di 30 anni)
3) Donne in condizioni di svantaggio
4) Persone con disabilità
5) Lavoratori maturi (55 anni e oltre)
6)Disoccupati percettori di NASPI o DIS-COLL;
7)Cittadini beneficiari del sostegno al reddito di natura assistenziale
8) Percettori del Reddito di Cittadinanza
9)Disoccupati da almeno 6 mesi
6)Altri lavoratori con minori opportunità occupazionali (giovani e donne, anche non in condizioni fragilità)
7) Lavoratori autonomi che cessano l’attività o con redditi molto bassi
8)Lavoratori con redditi molto bassi (i cosiddetti working poor)
CIASCUN TARGET AVRA’ L’OPPORTUNITA’ DI FREQUENTARE UN PERCORSO FORMATIVO O DI RICOLLOCAZIONE LAVORATIVA
La durata di questi corsi di formazione dipenderà dalla maggiore difficolta’ a rientrare nel mercato nel lavoro
I 5 PERCORSI DI FORMAZIONE
PREVISTI DAL PROGRAMMA GOL
1)Per coloro che sono più facilmente occupabili, si prevede un percorso di “reinserimento lavorativo”, con eventuali attività formative “leggere”.
Si punta soprattutto su servizi di orientamento e intermediazione finalizzati all’accompagnamento al lavoro.
2) Il secondo percorso “di aggiornamento” (upskilling), prevede interventi formativi di breve durata e dal contenuto professionalizzante per adeguare le competenze.
3) Per chi ha meno appeal occupazionale c’è il percorso di “riqualificazione” (reskilling), con una più robusta attività di formazione per avvicinare la persona ai profili richiesti dal mercato.
4) Per i più FRAGILI sarà attivata la rete dei servizi territoriali, con un percorso di “lavoro e inclusione”, coinvolgendo servizi del territorio, educativi, sociali, sanitari, di conciliazione, essendo presenti ostacoli e barriere che vanno oltre la dimensione lavorativa.
5) Il quinto percorso è di “ricollocazione collettiva”.
Sarà specifico per le situazioni di crisi aziendali, dove le chances occupazionali vanno valutate sulla base di:
– specifica situazione aziendale di crisi
– professionalità dei lavoratori coinvolti
– contesto territoriale.
Le risorse complessive per il programma nazionale GOL sono pari a 4,4 miliardi di euro.
A tali fondi sono da sommare 600 milioni di euro per il rafforzamento dei Centri per l’impiego (di cui 400 già in essere e 200 aggiuntivi) e 600 milioni di euro per il rafforzamento del sistema duale.
Vi sono infine 500 milioni di euro a valere su REACT-EU.
Puoi scaricare la presentazione ufficiale del Programma GOL in questo LINK
2. FONDO NUOVE COMPETENZE
Altro pilastro del Piano Nazionale Nuove Competenze è il Fondo Nuove Competenze, istituito già in via sperimentale nel 2020 e confermato in Legge di Bilancio 2021.
Permette alle imprese di adeguare le competenze dei lavoratori, destinando parte dell’orario alla formazione.
Le ore di stipendio del personale in formazione sono a carico del fondo, grazie ai contributi dello Stato e del FSE – PON SPAO, gestito da ANPAL.
Il fondo è dedicato ai lavoratori occupati delle impreseche hanno stipulato intese o accordi collettivi di rimodulazione dell’orario di lavoro, in risposta alle innovazioni di processo, prodotto o di organizzazione organico.
Grazie a tale fondo, lo Stato sostiene al posto delle aziende, gli oneri relativi alle ore di formazione, comprensivi dei relativi contributi previdenziali e assistenziali.
QUI trovi la pagina ufficiale con i bandi del Fondo Nazionale Nuove Competenze.
3. PROGRAMMA SISTEMA DUALE
Un punto essenziale del Piano Nazionale Nuove Competenze sarà il potenziamento del Sistema Duale che riguarda i giovani dai 15 ai 25 anni.
Grazie al nuovo piano, si potrà alternare la formazione in aula a quella pratica svolta presso organizzazioni e aziende, anche attraverso la formula dell’apprendistato.
Con l’intervento sul Sistema Duale si punta a favorire l’introduzione e lo sviluppo di corsi di formazione per giovani che rispondano alle esigenze delle imprese e del tessuto produttivo locale.
Si cercherà dunque, di ridurre la discrepanza tra le competenze richieste dal mercato del lavoro e i programmi formativi del sistema d’istruzione e formazione.
QUI puoi scaricare il testo integrale del Piano Nazionale Nuove Competenze pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
L’Istat ha pubblicato gli ultimi dati disponibili sulla natalità in Italia.
Purtroppo si registra un nuovo record negativo per la natalità:
nel 2020 i nati sono 404.892 (-15 mila sul 2019).
Nel corso degli ultimi 10 annil’Italia ha visto un crollo di – 157mila nascite.
Il calo (-2,5% nei primi 10 mesi dell’anno) si è accentuato a novembre (-8,3% rispetto allo stesso mese del 2019) e dicembre (-10,7%), mesi in cui si cominciano a contare le nascite concepite all’inizio dell’ondata epidemica.
La denatalità prosegue nel 2021.
Secondo i dati provvisori di gennaio-settembre le minori nascite sono già 12 mila 500, quasi il doppio di quanto osservato nello stesso periodo del 2020.
Il numero medio di figli per donna scende nel 2020 a 1,24 per il complesso delle residenti, da 1,44 negli anni 2008-2010, anni di massimo relativo della fecondità.