L’OCSE ha presentato in questi giorni Employment Outlook 2014.
In Italia, in Spagna e in Irlanda del Nord oltre il 70% dei giovani ha un lavoro non corrispondente alla qualifica e al proprio campo di studi.
La quota scende al 40% in Finlandia e a poco più del 50% in Australia e in Austria.
Percentuali comunque elevate, che testimoniano quanto il “mismatch” – inteso non soltanto come iper o sottoqualificazione ma anche come distanza dalla propria specializzazione – pesi sul mercato del lavoro.
L’OCSE raccomanda ai paesi membri di promuovere livelli di istruzione più elevati, insieme con competenze di literacy, numeracy e problem-solving, e di aumentare le occasioni di lavoro per gli studenti.
Perché sono ancora troppo pochi i giovani che alternano studio e lavoro e, quando accade, spesso le esperienze lavorative non hanno nulla a che fare con i programmi di studio.
Bisogna moltiplicare le iniziative di orientamento e di promozione dell’alternanza scuola-lavoro.
Tenendo presente però che le variabili sono tante.
L’analisi mostra come in sistemi poco flessibili dal punto di vista della determinazione dei salari i datori di lavoro tendano a impostare il recruitment su caratteristiche facilmente verificabili – come il livello di istruzione e il settore di studio – trascurando l’aspetto delle competenze.
Per scaricare il report dell’OCSE, clicca QUI.
Io sono convinto che bisognerà arrivare ad una autentica autonomia tra scuola/cultura/educazione e competenza/lavoro.
I criteri di selezione degli insegnanti basati su concorsi mega-partecipati ma magari basati su quiz e che originano delle liste di attesa ormai matematicamente prive di speranza e comunque “passatempo” che poi portano ad accettare qualsiasi tipo di possibilità di lavoro (spesso con prestazioni accessorie come si legge sui giornali), sono indecenti soprattutto se poi consideriamo il nepotismo delle professioni e la coreizzazione di quasi tutte le università.
I criteri di ricerca delle competenze soprattutto nel privato (perché nel pubblico non sanno nemmeno che cosa vuole veramente dire la parola “competenza”) andrebbero migliorati e alle agenzie dovrebbero essere forniti strumenti validi di valutazione comunque diversi da curricula e buste.
Difficile perché in Italia il POSTO di lavoro è un ammortizzatore sociale (soprattutto al Sud).
Stanno finalmente emergendo dati sui malati dl lunedì e sui ciechi che guidano qualsiasi mezzo.
Questa è una rara opportunità di pulizia (immediata,senza diritti acquisiti, ma anzi con diritto di risarcimento e soprattutto senza 3 gradi di giudizio che ad un selettore competente e che guarda al merito e non alla forma delle questioni, basta mezza giornata per decidere).
E poi quando si parla di qualifiche, andiamo un po in giro per le scuole fingendoci genitori, nonni o zii…ne ricaveremmo utili insegnamenti.