WeWorld ha presentato in questi giorni la prima indagine nazionale sul fenomeno dei Neet:
“GHOST. Indagine sui giovani che non studiano, non lavorano o non si formano”.
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Un progetto che indaga il fenomeno della dispersione scolastica attraverso diverse tecniche di indagine.
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Il tema Neet è sempre più oggetto di attenzione da parte di istituzioni e Media, sia nazionali che europei.
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Cresce l’attenzione ma cresce, anche, la sensazione della pericolosità nell’usare genericamente questa terminologia, in quanto appare, sempre più chiaramente, che tale termine è un contenitore di situazioni diversissime e che eccessive generalizzazioni corrono il rischio di etichettare in senso negativo e indistinto la situazione specifica di molti giovani.
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Da qui nasce il progetto di ricerca.
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Continua infatti ad aumentare la quota di giovani fuori dal processo formativo e produttivo del Paese: Neet (Not in Education, Employment or Training), giovani non più inseriti in un percorso scolastico/formativo ma neppure impegnati in un’attività lavorativa.
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“IO DISPERSO SCOLASTICO E NEET”.
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Ad emergere da Ghost è una preoccupante correlazione tra questo fenomeno e la dispersione scolastica:
Un ragazzo su quattro, tra quelli considerati NEET, infatti, ha alle spalle un percorso scolastico legato all’abbandono scolastico.
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La dispersione scolastica nel nostro Paese ha assunto dimensioni allarmanti, con il 15% di ragazzi che abbandonano gli studi, l’Italia è in fondo alla classifica europea la cui media è pari al 11,7%, e continua a scontare un gap con gli altri Paesi, come ad esempio la Germania dove la quota è sensibilmente più bassa (9,5%), o la Francia (8,5%) e il Regno Unito (11,8%).
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I NEET sono molto presenti nelle regioni del Sud Italia dove vi sono regioni ben lontane dalla media europea (Sardegna 31,8 , Campania 36,4%, Puglia 34,1%, Sicilia 39,7).
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I percorsi scolastici accidentati (segnati da bocciature, interruzioni, cambi di indirizzo, etc.) sono spesso precursori della condizione di Neet, alla quale sappiamo che concorrono altri fattori importanti: la condizione economica e sociale d’origine, la situazione famigliare e personale (disoccupazione di uno dei genitori, separazione, malattia…), il contesto economico nazionale.
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In particolare rispetto al loro percorso di studi, la famiglia assume un ruolo determinante e quasi deterministico genitori con titolo di studio basso avranno con ogni probabilità figli poco istruiti.
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Sono state raccolte in modo approfondito le storie di 42 ragazzi in sette città: Torino, Milano, Pordenone, Palermo, Napoli, Roma, Bari.
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Nelle storie dei Neet è poco presente la partecipazione a realtà associative e gruppi organizzati siano essi di tutela ambientale, sport, cultura, politica o impegno sociale o solidaristico.
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La scuola, intesa come ambiente educativo appare poco presente e poco viva.
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Emerge la fisionomia di scuola che non entusiasma e crea poca appartenenza.
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Appare quasi del tutto assente l’esperienza dell’orientamento scolastico sia nel passaggio verso le superiori sia verso percorsi successivi.
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Il POFT (Piano dell’Offerta Formativa Triennale) delle scuole di primo e secondo grado dovrebbe darsi obiettivi inclusivi da raggiungere con un’offerta variegata che tenga conto delle specificità sociali della propria utenza, con l’impegno ad accompagnare al termine del percorso di studi un numero sempre maggiore di studenti.
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