L’Italia ha il tasso di contributi previdenziali più alti nell’area Ocse, dopo l’Ungheria.
Gli attuali precari rischiano di pagar caro i privilegi del passato e ritrovarsi in netta difficoltà quando sarà il loro turno di uscire dal mondo del lavoro.
E’ quanto emerge dallo studio “Pensions at a glance” diffuso oggi dall’OCSE.
I salari italiani sono al di sotto della media Ocse.
In media in Italia nel 2012 un lavoratore percepisce 28.900 euro, pari a 38.100 dolari, al di sotto dei 42.700 dollari medi dell’Ocse, sui quali pesano i 94.900 dollari degli svizzeri, i 91 mila dollari dei norvegesi, i 76.400 dollari degli australiani, i 59 mila dollari dei tedeschi e i 58.300 dollari degli inglesi, superiore ai 47.600 dollari degli statunitensi.
Ai livelli più bassi i messicani con 7.300 dollari e i 12.500 dollari degli ungheresi.
Il tasso italiano dei contributi pensionistici nel 2012 era infatti pari al 33% del reddito lordo, in aumento dal 28,3% del 1994, contro una media Ocse del 19,6%.
I contributi sono a carico per 9,2 punti del lavoratore e per 23,8 del datore di lavoro.
L’OCSE prende atto del fatto che chi entra oggi nel mercato del lavoro dovrà aspettarsi una pensione più bassa rispetto agli standard attuali, con un autentico rischio povertà per i precari.
Ecco il link per scaricare il report dell’OCSE: