Negli Stati Uniti quali sono i criteri più utilizzati dalle aziende per la scelta dei loro candidati?
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Jobvite ha pubblicato una interessante ricerca condotta su 1.400 professionisti delle risorse umane.
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I due principali canali attraverso cui gli intervistati hanno dichiarato di avere trovato i migliori candidati sono ilpassaparola, cioè segnalazioni di colleghi o terzi, e isocial network.
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Alle piattafome social ricorre addirittura il 92% dei recruiterper trovare i professionisti più adatti o per una più approfondita valutazione di quelli di cui hanno già visto il curriculum.
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Il social più consultato (dall’87% degli intervistati) è LinkedIn, seguito da Facebook (55%) e Twitter (47%).
Che cosa notano di più i selezionatori quando controllano i profili social dei candidati?
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Gli intervistati sono americani, ma le loro preferenze e avversioni possono essere un’utile spunto anche per gli italiani, tanto più se puntano a entrare in aziende multinazionali.
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Prima di tutto notano gli errori grammaticali e i refusi: tre quarti dei recruiter si fa un’impressione negativa del candidato se trova post con strafalcioni.
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Poi le attività di volontariato, che invece piacciono molto: che sia in ambito professionale, aziendale o sociale, l’impegno personale per il bene comune è apprezzato dal 75% dei reclutatori.
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Attenzione invece ai selfie: ne ha una percezione negativa il 25% degli intervistati, che forse pensano a candidati troppo egoriferiti.
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Infine, quasi inutile dirlo, alcol e droghe: foto del candidato che beve fanno una pessima impressione a metà dei recruiter, ma se le foto lo ritraggono mentre fuma marijuana o simili, l’agognato lavoro se lo può scordare.