
L’OCSE ha presentato il Rapporto “Education at a glance”.
Nella classifica dei 34 Paesi più industrializzati del mondo, l’Italia è ultima per numero di giovani laureati e quartultima per soldi investiti nell’università in rapporto al Pil.
I numeri relativi all’istruzione superiore sono quelli che preoccupano di più, perché rischiano di condannare il Paese a un lento ma inarrestabile declino economico.
Se i laureati sono così pochi è anche perché da noi l’equivalente del bachelor (la laurea triennale) è considerato di fatto solo come un gradino intermedio in vista della laurea magistrale.
I percorsi professionalizzanti come gli Its restano percentualmente marginali.
In Italia purtroppo il tessuto industriale è fatto di piccole e medie imprese.
Queste ultime assumono pochi laureati.
Il vantaggio relativo della laurea ai fini di un impiego si è assottigliato al punto da essersi rovesciato.
Il tasso di occupazione di chi ha fatto l’università è di un punto percentuale inferiore a chi ha solo il diploma (62% contro il 63%).
Alla base di tutti questi ritardi, sta il dato di fondo della estrema scarsità di risorse investite: appena lo 0,9% del Prodotto interno lordo.
E’ la metà del Regno Unito (1,8%) e comunque molto meno della Germania e della Francia (1,2% e 1,4%).
Francesco Avvisati e Gabriele Marconi sono gli autori della sezione italiana del rapporto OCSE.



