L’Istatha pubblicato gli ultimi sulla natalità in Italia.
Nel 2022 i nati sono scesi, per la prima volta dall’unità d’Italia, sotto la soglia delle 400mila unità, attestandosi a 393mila.
La regione con il più alto tasso di natalità è il Trentino Alto Adige.
La Basilicatavede la più alta età media della donna al momento del parto.
Diminuisce anche il numero totale della popolazione residente in Italia:
siamo a 58.851mila abitanti
Lieve crescita del numero degli stranieri:
la popolazione di cittadinanza straniera al 1° gennaio 2023 è di 5 milioni e 50mila unità, in aumento di 20mila individui (+3,9‰) sull’anno precedente.
La speranza di vita alla nascita nel 2022 è stimata in 80,5 anni per gli uomini e in 84,8 anni per le donne.
Nel 2022 i decessi in Italia sono 713mila.
Rispetto all’anno precedente il numero dei morti è superiore di 12mila unità, ma inferiore di 27mila rispetto al 2020, anno di massima mortalità per via della pandemia.
Il picco dei decessi avviene nei mesi più freddi e più caldi: gennaio e luglio.
Il processo di invecchiamento della popolazione è proseguito, portando l’età media della popolazione da 45,7 anni a 46,4 anni.
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L’Istat ha pubblicato gli ultimi dati disponibili sulla natalità in Italia.
Purtroppo si registra un nuovo record negativo per la natalità:
nel 2020 i nati sono 404.892 (-15 mila sul 2019).
Nel corso degli ultimi 10 annil’Italia ha visto un crollo di – 157mila nascite.
Il calo (-2,5% nei primi 10 mesi dell’anno) si è accentuato a novembre (-8,3% rispetto allo stesso mese del 2019) e dicembre (-10,7%), mesi in cui si cominciano a contare le nascite concepite all’inizio dell’ondata epidemica.
La denatalità prosegue nel 2021.
Secondo i dati provvisori di gennaio-settembre le minori nascite sono già 12 mila 500, quasi il doppio di quanto osservato nello stesso periodo del 2020.
Il numero medio di figli per donna scende nel 2020 a 1,24 per il complesso delle residenti, da 1,44 negli anni 2008-2010, anni di massimo relativo della fecondità.
L’Italia continua nella sua catastrofe demografica.
Nel 2019 i nati della popolazione residente sono 420.084, quasi 20 mila in meno rispetto al 2018 (-4,5%).
Per il settimo anno consecutivo, nel 2019 c’è un nuovo superamento, al ribasso, del record di denatalità.
Dal 2008 le nascite sono diminuite di 156.575 unità (-27%).
A partire dagli anni duemila l’apporto dell’immigrazione, con l’ingresso di popolazione giovane, ha parzialmente contenuto gli effetti della riduzione delle nascite.
Tuttavia, l’apporto positivo dell’immigrazione sta lentamente perdendo efficacia man mano che invecchia anche il profilo per età della popolazione straniera residente.
A diminuire sono soprattutto le nascite all’interno del matrimonio, pari a 279.744 nel 2019, 18 mila in meno rispetto al 2018 e 184 mila in meno nel confronto con il 2008.
La pandemia del 2020 produrrà un impatto ancora più forte con il blocco nella celebrazione dei matrimoni.
La denatalità prosegue nel 2020.
Secondo i dati provvisori riferiti al periodo gennaio-agosto 2020, le nascite sono già oltre 6.400 in meno rispetto allo stesso periodo del 2019.
L’unico territorio italiano nel quale la natalità mostra segni di crescita è la provincia autonoma di Bolzano.
Infine, una curiosità.
Leonardo e Sofia sono i nomi più amati dai genitori.
Gli ultimi pubblicati dall’Istat sulla natalità non sono positivi.
Al 31 dicembre 2019 la popolazione residente in Italia ammonta a 60.244.639 unità, quasi 189 mila in meno rispetto all’inizio dell’anno (-0,3%).
Il persistente declino avviatosi nel 2015 ha portato a una diminuzione di quasi 551 mila residenti in cinque anni.
Rispetto all’anno precedente, si registra un nuovo minimo storico di nascite dall’unità d’Italia.
Prosegue la dinamica naturale negativa della popolazione, che ancora una volta fa registrare un deficit significativo di “sostituzione naturale” tra nati e morti, in linea con la tendenza negativa in atto da diversi anni.
Nel corso del 2019 la differenza tra nati e morti (saldo naturale) è di -214 mila unità.
Il saldo naturale della popolazione residente, nel complesso, è negativo in tutte le regioni.
Unica eccezione la provincia autonoma di Bolzano, che prosegue il suo trend positivo in termini di capacità di crescita naturale.
Gli iscritti in anagrafe per nascita sono appena 420.170, con una diminuzione di oltre 19 mila unità sul 2018 (-4,5%).
Al 31 dicembre 2019 si contano in Italia 194 differenti cittadinanze, quasi 50 con almeno 10 mila residenti.
La graduatoria delle prime cinque cittadinanze resta stabile nel tempo, con le cittadinanze romena (1 milione 208 mila), albanese (441 mila), marocchina (432 mila), cinese (305 mila) e ucraina (240 mila) a rappresentare da sole quasi il 50% del totale degli stranieri residenti.
Il numero di cittadini stranieri che arrivano nel nostro Paese è in calo (-8,6%), mentre prosegue l’aumento dell’emigrazione di cittadini italiani (+8,1%).
Gli ultimi dati pubblicati dall’Istat sono confortanti.
Nel 2018 sono stati celebrati in Italia 195.778 matrimoni, circa 4.500 in più rispetto all’anno precedente (+2,3%).
Nel 2018 sono state costituite 2.808 unioni civili (tra coppie dello stesso sesso) presso gli Uffici di Stato civile dei comuni italiani.
Prosegue la tendenza a sposarsi sempre più tardi.
Attualmente gli sposi al primo matrimonio hanno in media 33,7 anni e le spose 31,5.
Le seconde nozze rappresentano il 19,9% del totale dei matrimoni.
La diminuzione dei primi matrimoni è da mettere in relazione in parte con la progressiva diffusione delle libere unioni.
Queste, dal 1997-1998 al 2017-2018, sono più che quadruplicate passando da circa 329 mila a 1 milione 368 mila.
Nel 2018 sono state celebrate 33.933 nozze con almeno uno sposo straniero, il 17,3% del totale dei matrimoni, una proporzione in leggero aumento rispetto all’anno precedente.